Ancora un importante successo mediatico nazionale per il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista. Il prestigioso settimanale ha dedicato ben tre pagine al PCIML e al suo Segretario generale Domenico Savio, che, tra l’altro, viene definito: “Uno che ci crede. I suoi occhi acquosi, sempre sul punto di lacrimare, esprimono inconsapevolmente la sofferenza della classe operaia”. Un servizio giornalistico molto importante, di cui ne pubblichiamo una sintesi, per il quale i Dirigenti del PCIML sono stati contattati da compagni e lavoratori di varie regioni d’Italia e persino dall’estero, che si sono complimentati esprimendo compiacimento per quanto letto.
“Mentre sono su un aliscafo diretto a Ischia per scoprire un altro piccolo pianeta della galassia comunista….”. Comincia così il lungo e appassionato servizio – dal significativo titolo: “DOMENICO SAVIO, FEDELE ALLA BANDIERA ROSSA” - dedicato alla storia del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista e alla vita politica del suo Segretario generale Domenico Savio, a firma di Cristiano De Majo e uscito alcune settimane fa sul prestigioso settimanale “Internazionale”, il giornale che settimanalmente pubblica, tradotti in italiano, gli articoli più importanti usciti sui giornali esteri, quali ad esempio: The Times, Financial Times, Die Zeit, El Mundo, eccetera.
Ben tre pagine, di cui una interamente dedicata a una fotografia di Domenica Savio, scattata nella Sede nazionale del Partito da Alessandro Imbriaco, in cui si sintetizza la storia del PCIML e la vita del suo Segretario generale.
L’INCONTRO CON DOMENICO SAVIO E LA DESCRIZIONE DELLA SEDE DEL P.C.I.M-L.
De Majo, che nel suo scritto definisce Ischia “l’Isola della rivoluzione”, dopo aver narrato il percorso fatto per giungere alla storica Sede nazionale del PCIML afferma: “Arrivo davanti a due cartelli: uno indica la sede del Partito, l'altro il Centro Studi e d'Azione del Marxismo-Leninismo. Indicano la stessa direzione. "E' la strada della rivoluzione", mi dico”. Poi l’incontro col Segretario generale e così continua: “Savio mi viene incontro. E' grosso, imponente, ha le mani grandi e la coppola schiacciata sulla testa tonda. Si vede che è un uomo di un'altra generazione più sana e resistente, ha un sorriso caldo, una stretta micidiale”. A questo punto De Majo descrive la Sede: “In casa il rosso è il colore dominante, i pavimenti sono rossi e le mattonelle al centro della "sala del comunismo" - lo leggo sul cartello sbiadito affisso alla parete - formano una stella con falce e martello. Le pareti sono ricoperte di libri. Le opere di Stalin in russo. I cinque volumi rilegati in rosso della biografia di Kim II-Sung. Gli scritti di Ceausescu. E tutto quello che si può leggere sul comunismo ortodosso italiano. A qualche metro - leggo su un altro cartello - c'è la scala della vittoria del comunismo" che porta nel seminterrato, dove si trova il Centro Studi, una specie di bunker di otto metri quadrati. Qui sono conservati tutti i numeri di L'Uguaglianza, un mensile fondato da Savio nel 1984, che ha dovuto chiudere per mancanza di fondi nel 1998”.
GLI IDEALI TRADITI DAI REVISIONISTI E LA COERENZA DI DOMENICO SAVIO AI PRINCIPI DEL MARXISMO-LENINISMO
“Torniamo al piano di sopra - continua De Majo - e ci sediamo davanti a un tavolo sotto un polittico formato dalle immagini di Marx, Engels, Lenin e Stalin. Vicino a un vaso di rose rosse e gialle ci sono alcuni grandi manifesti pieni di punti esclamativi che saranno attaccati nelle strade di Ischia e alcuni vecchi numeri di Comunismo, un altro periodico fondato e diretto da Domenico Savio. L'articolo di apertura di un numero del settembre 2004 è intitolato “Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista e la futura rivoluzione socialista in Italia”. Futura?
Per spiegarmi quanto la rivoluzione sia vicina, Savio comincia a parlare del 1956, l'anno del ventesimo congresso del Pcus. Fu allora che “lo spirito dello stalinismo fu tradito” e il comunismo cominciò la sua parabola discendente per colpa del trotskismo (un termine che Savio pronuncia quasi con disgusto). Con la morte di Stalin il processo di collettivizzazione del mezzi di produzione si fermò e l'idea di uguaglianza fu sconfessata dai suoi stessi promotori.
A quei tempi nessuno capì che il problema era l'imborghesimento del gruppo dirigente. Anche in Italia il Pci tradì il comunismo con la svolta interclassista degli anni settanta e con l'apertura di Berlinguer agli “intellettualoidi” (un termine che Savio pronuncia con lo stesso disgusto di “trotskismo”). Savio - che aveva capito tutto - uscì dal Pci proprio in quel periodo”.
DE MAJO, PUR NON ESSENDO UN COMUNISTA, E’ AFFASCINATO DALLA ONESTA’ INTELLETTUALE DI DOMENICO SAVIO “CHE GLI ISPIRA FIDUCIA”
“Domenico Savio non fa un passo indietro neanche sull'invasione dell'Ungheria - una "legittima difesa contro l'imperialismo americano" - o sui gulag.
Eppure è impossibile giudicarlo male. Anche se i suoi ragionamenti sembrano paradossali, insensati e superati, è una persona che ispira fiducia. Ti fa pensare che la rivoluzione bolscevica in Italia sia vicina e che porterà cose buone. Savio sembra la personificazione del bene e dell'onestà anche quando nega le repressioni sanguinose dell'epoca stalinista. Sembra uno che ci crede. I suoi occhi acquosi, sempre sul punto di lacrimare, esprimono inconsapevolmente la sofferenza della classe operaia. E non capisco se tutto questo sia frutto della sua lunga esperienza politica, cominciata - come tutti i veri comunisti italiani - alle Frattocchie, vicino a Roma, dove c'era la scuola dei dirigenti del Pci.
Come i compagni di Lotta comunista Savio mi ispira una strana forma di compassione politica. Non so se sia un effetto calcolato, ma sono così dichiaratamente minoritari, fedeli a oltranza a un'idea impossibile, ancorati a una storia contrassegnata da busti di marmo, cappotti consumati e pranzi fugali serviti in piatti scheggiati, che mi viene voglia di seguirli. Con loro il futuro non è uno spazio bianco da riempire, ma un passato riuscito meglio o il presente che avremo potuto vivere se le cose fossero andate per il verso giusto”.
CHAVEZ, BERTINOTTI E L’INCONTRO CON LE NUOVE GENERAZIONI DEL PCIML
De Majo concludendo il suo lungo servizio racconta il fugace e casuale incontro avuto con Gennaro Savio e Domenico junior, che si erano recati in Sede per ritirare dei manifesti da affiggere, e scrive: “Incontro le nuove generazioni della famiglia Savio, il figlio e il nipote. Dopo che il patriarca li ha salutati in modo affettuoso ma misurato - come in una "famiglia italiana sovietica"? - ricominciamo a parlare. Dell'invasione dell'Ungheria. Del maoismo come di un pensiero sbagliato. Del femminismo come di un movimento non comunista. Di Bertinotti come di un nome impronunciabile. Di Chavez come di un feticcio pop. Del processo rivoluzionario come di qualcosa che si è già innescato…”
Quello uscito su “Internazionale” è sicuramente un servizio giornalistico nel quale viene fuori con forza la coerenza politica di Domenico Savio, la sua fedeltà incondizionata alla causa della conquista del comunismo sulla Terra e al pensiero e l’opera dei grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin e la sua lotta spietata ai revisionisti, opportunisti e carrieristi falsi comunisti di ieri e di oggi. Un articolo molto importante per il quale i Dirigenti del PCIML sono stati contatti da compagni e lavoratori di varie regioni d’Italia e persino dall’estero che si sono complimentati esprimendo compiacimento per quanto letto.
L’Ufficio Stampa del PCIML
“Mentre sono su un aliscafo diretto a Ischia per scoprire un altro piccolo pianeta della galassia comunista….”. Comincia così il lungo e appassionato servizio – dal significativo titolo: “DOMENICO SAVIO, FEDELE ALLA BANDIERA ROSSA” - dedicato alla storia del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista e alla vita politica del suo Segretario generale Domenico Savio, a firma di Cristiano De Majo e uscito alcune settimane fa sul prestigioso settimanale “Internazionale”, il giornale che settimanalmente pubblica, tradotti in italiano, gli articoli più importanti usciti sui giornali esteri, quali ad esempio: The Times, Financial Times, Die Zeit, El Mundo, eccetera.
Ben tre pagine, di cui una interamente dedicata a una fotografia di Domenica Savio, scattata nella Sede nazionale del Partito da Alessandro Imbriaco, in cui si sintetizza la storia del PCIML e la vita del suo Segretario generale.
L’INCONTRO CON DOMENICO SAVIO E LA DESCRIZIONE DELLA SEDE DEL P.C.I.M-L.
De Majo, che nel suo scritto definisce Ischia “l’Isola della rivoluzione”, dopo aver narrato il percorso fatto per giungere alla storica Sede nazionale del PCIML afferma: “Arrivo davanti a due cartelli: uno indica la sede del Partito, l'altro il Centro Studi e d'Azione del Marxismo-Leninismo. Indicano la stessa direzione. "E' la strada della rivoluzione", mi dico”. Poi l’incontro col Segretario generale e così continua: “Savio mi viene incontro. E' grosso, imponente, ha le mani grandi e la coppola schiacciata sulla testa tonda. Si vede che è un uomo di un'altra generazione più sana e resistente, ha un sorriso caldo, una stretta micidiale”. A questo punto De Majo descrive la Sede: “In casa il rosso è il colore dominante, i pavimenti sono rossi e le mattonelle al centro della "sala del comunismo" - lo leggo sul cartello sbiadito affisso alla parete - formano una stella con falce e martello. Le pareti sono ricoperte di libri. Le opere di Stalin in russo. I cinque volumi rilegati in rosso della biografia di Kim II-Sung. Gli scritti di Ceausescu. E tutto quello che si può leggere sul comunismo ortodosso italiano. A qualche metro - leggo su un altro cartello - c'è la scala della vittoria del comunismo" che porta nel seminterrato, dove si trova il Centro Studi, una specie di bunker di otto metri quadrati. Qui sono conservati tutti i numeri di L'Uguaglianza, un mensile fondato da Savio nel 1984, che ha dovuto chiudere per mancanza di fondi nel 1998”.
GLI IDEALI TRADITI DAI REVISIONISTI E LA COERENZA DI DOMENICO SAVIO AI PRINCIPI DEL MARXISMO-LENINISMO
“Torniamo al piano di sopra - continua De Majo - e ci sediamo davanti a un tavolo sotto un polittico formato dalle immagini di Marx, Engels, Lenin e Stalin. Vicino a un vaso di rose rosse e gialle ci sono alcuni grandi manifesti pieni di punti esclamativi che saranno attaccati nelle strade di Ischia e alcuni vecchi numeri di Comunismo, un altro periodico fondato e diretto da Domenico Savio. L'articolo di apertura di un numero del settembre 2004 è intitolato “Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista e la futura rivoluzione socialista in Italia”. Futura?
Per spiegarmi quanto la rivoluzione sia vicina, Savio comincia a parlare del 1956, l'anno del ventesimo congresso del Pcus. Fu allora che “lo spirito dello stalinismo fu tradito” e il comunismo cominciò la sua parabola discendente per colpa del trotskismo (un termine che Savio pronuncia quasi con disgusto). Con la morte di Stalin il processo di collettivizzazione del mezzi di produzione si fermò e l'idea di uguaglianza fu sconfessata dai suoi stessi promotori.
A quei tempi nessuno capì che il problema era l'imborghesimento del gruppo dirigente. Anche in Italia il Pci tradì il comunismo con la svolta interclassista degli anni settanta e con l'apertura di Berlinguer agli “intellettualoidi” (un termine che Savio pronuncia con lo stesso disgusto di “trotskismo”). Savio - che aveva capito tutto - uscì dal Pci proprio in quel periodo”.
DE MAJO, PUR NON ESSENDO UN COMUNISTA, E’ AFFASCINATO DALLA ONESTA’ INTELLETTUALE DI DOMENICO SAVIO “CHE GLI ISPIRA FIDUCIA”
“Domenico Savio non fa un passo indietro neanche sull'invasione dell'Ungheria - una "legittima difesa contro l'imperialismo americano" - o sui gulag.
Eppure è impossibile giudicarlo male. Anche se i suoi ragionamenti sembrano paradossali, insensati e superati, è una persona che ispira fiducia. Ti fa pensare che la rivoluzione bolscevica in Italia sia vicina e che porterà cose buone. Savio sembra la personificazione del bene e dell'onestà anche quando nega le repressioni sanguinose dell'epoca stalinista. Sembra uno che ci crede. I suoi occhi acquosi, sempre sul punto di lacrimare, esprimono inconsapevolmente la sofferenza della classe operaia. E non capisco se tutto questo sia frutto della sua lunga esperienza politica, cominciata - come tutti i veri comunisti italiani - alle Frattocchie, vicino a Roma, dove c'era la scuola dei dirigenti del Pci.
Come i compagni di Lotta comunista Savio mi ispira una strana forma di compassione politica. Non so se sia un effetto calcolato, ma sono così dichiaratamente minoritari, fedeli a oltranza a un'idea impossibile, ancorati a una storia contrassegnata da busti di marmo, cappotti consumati e pranzi fugali serviti in piatti scheggiati, che mi viene voglia di seguirli. Con loro il futuro non è uno spazio bianco da riempire, ma un passato riuscito meglio o il presente che avremo potuto vivere se le cose fossero andate per il verso giusto”.
CHAVEZ, BERTINOTTI E L’INCONTRO CON LE NUOVE GENERAZIONI DEL PCIML
De Majo concludendo il suo lungo servizio racconta il fugace e casuale incontro avuto con Gennaro Savio e Domenico junior, che si erano recati in Sede per ritirare dei manifesti da affiggere, e scrive: “Incontro le nuove generazioni della famiglia Savio, il figlio e il nipote. Dopo che il patriarca li ha salutati in modo affettuoso ma misurato - come in una "famiglia italiana sovietica"? - ricominciamo a parlare. Dell'invasione dell'Ungheria. Del maoismo come di un pensiero sbagliato. Del femminismo come di un movimento non comunista. Di Bertinotti come di un nome impronunciabile. Di Chavez come di un feticcio pop. Del processo rivoluzionario come di qualcosa che si è già innescato…”
Quello uscito su “Internazionale” è sicuramente un servizio giornalistico nel quale viene fuori con forza la coerenza politica di Domenico Savio, la sua fedeltà incondizionata alla causa della conquista del comunismo sulla Terra e al pensiero e l’opera dei grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin e la sua lotta spietata ai revisionisti, opportunisti e carrieristi falsi comunisti di ieri e di oggi. Un articolo molto importante per il quale i Dirigenti del PCIML sono stati contatti da compagni e lavoratori di varie regioni d’Italia e persino dall’estero che si sono complimentati esprimendo compiacimento per quanto letto.
L’Ufficio Stampa del PCIML