lunedì 13 aprile 2009

I SINDACI DELL'ISOLA D'ISCHIA SAREBBERO RESPONSABILI DEI PROSSIMI ABBATTIMENTI DELLE CASE DI NECESSITA'!

Non avendo il coraggio civico, politico e amministrativo di opporsi e resistere, sulla difesa della prima casa i sei sindaci si sono“ sbracati” dinanzi al braccio violento e repressivo dello Stato tradendo le attese dei loro elettori, che potranno ricordarsene alle prossime elezioni.
I SINDACI DELL'ISOLA D'ISCHIA SAREBBERO RESPONSABILI DEI PROSSIMI ABBATTIMENTI DELLE CASE DI NECESSITA'!
Grazie alla loro proposta la Procura della Repubblica sarebbe facilitata nel continuare gli abbattimenti indiscriminati e potrebbero salvarsi solo “le case ultimate e abitate, con condono edilizio e non ricadenti in zone sottoposte a vincolo assoluto”. Perché costoro non si battono per modificare la legge sul terzo condono, come proposto dal Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista? Noi chiediamo che venga abbattuto l’abusivismo speculativo e affaristico e salvato quello di necessità sociale!

Qualche giorno fa leggendo il quotidiano Il Golfo abbiamo appreso, con sorpresa e profonda amarezza, che i sei sindaci della nostra isola - dinanzi alla fermezza, incoscienza, irresponsabilità e mancanza assoluta di rispetto da parte dello Stato borghese e capitalistico verso il diritto costituzionale alla prima casa di abitazione di milioni di italiani - si sono riuniti e hanno deciso di sostenere l’iniziativa della Procura della Repubblica di Napoli di proseguire indiscriminatamente negli abbattimenti delle opere edilizie costruite abusivamente, compreso quelle che hanno pagato gli oneri per il terzo condono edilizio e quelle che costituiscono la prima e unica casa di proprietà e di abitazione di migliaia di famiglie isolane, casa realizzata con enormi sacrifici di vita sopperendo, tra l’altro, alle inadempienze dello Stato nel settore.
I sindaci hanno deciso di proporre alla Procura della Repubblica un ordine prioritario degli abbattimenti, da cui potrebbero salvarsi unicamente “le case ultimate e abitate, con condono edilizio e non ricadenti in zone sottoposte a vincolo assoluto”, quello dei sindaci e delle loro amministrazioni è un vero e grave cambiamento di posizione sulla questione ed è un autentico tradimento delle giuste aspettative dei loro elettori. Questi sindaci - dinanzi alle minacce di uno Stato, di un potere politico e di un parlamento totalmente estranei ai veri e fondamentali bisogni di vita quotidiana e sociale delle masse lavoratrici e popolari, qual è, appunto, il diritto alla casa, e che con leggi e disposizioni varie ingiuste e disuguali favoriscono i potenti interessi della minoritaria classe padronale bancaria, industriale e agraria e reprimono quelli popolari – non hanno avuto il coraggio civico, politico e amministrativo di opporsi e di resistere alle pressioni per difendere gli interessi di tanta parte dei loro amministrati, ai quali docilmente hanno chiesto il voto e che per il negato diritto alla casa si è rivelato completamente immeritato.
Di questa loro incapacità politica e amministrativa di resistere e del loro tradimento gli elettori, interessati e non agli abbattimenti indiscriminati, possono tenerne conto alle imminenti elezioni europee e provinciali. Inoltre, non dimentichiamo mai che il potere politico e legislativo parlamentare si forma anche coi voti che i sindaci e i loro assessori, consiglieri comunali e partiti o movimenti vanno chiedendo ai cittadini durante la campagna elettorale per le elezioni politiche. Ma ci chiediamo, perché questi sindaci, che tristemente stanno dimostrando di saper navigare solo in acque dolci e tranquille, non sostengono con determinazione e, se necessario, ricorrendo pure alla mobilitazione e al sostegno popolare la proposta - che rimane unica, insostituibile e risolutiva della questione del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, presentata con l’umiltà sociale che è propria dei sinceri e leali comunisti e senza ambizioni di parte – di modifica legislativa del terzo condono edilizio per dare la possibilità di condonare solo le prime case di proprietà e di abitazione anche nelle zone sottoposte a vincolo paesistico eliminando, nello stesso tempo, anche l’incostituzionalità e la discriminazione sociale oggi esistente tra i primi due e il terzo condono? Perché non fanno valere la forza della loro carica istituzionale e il loro consenso elettorale verso i loro partiti presenti nel governo nazionale e regionale e in parlamento? Non lo fanno per incapacità o per opportunismo od anche perché, come si dice da noi, il sazio non crede al digiuno? Noi riteniamo che si tratti di tutte queste categorie comportamentali messe assieme. E’ triste osservarlo, ma purtroppo è così ed è il deprecabile risultato di un voto popolare profondamente sbagliato.
Negli ultimi giorni i mezzi di informazione ci hanno informato che mercoledì 15 aprile 2009 alle ore 11,00 i sei sindaci isolani avranno un incontro in Procura per proporre le loro priorità negli abbattimenti, secondo tale proposta potrebbero salvarsi dalla tragedia delle demolizioni indiscriminate solo “le case ultimate e abitate, con condono edilizio e non ricadenti in zone sottoposte a vincolo assoluto”, così migliaia di famiglie isolane si troverebbero in breve tempo le ruspe sulla propria testa. In tal caso i sindaci sarebbero i veri responsabili dell’abbattimento di migliaia di case di famiglie lavoratrici, composte da uomini, donne e bambini senza altra dimora e gettati letteralmente sulla strada. Quella dei sindaci è una scelta politica e amministrativa scellerata, irrispettosa dei propri elettori, amministrativamente irresponsabile e di una violenza umana inaudita.
Noi chiediamo ai sindaci e alle loro amministrazioni di rendersi protagonisti di un gesto di umiltà, di rinunciare a quelle proposte demolitrici di una esistenza dignitosa di tante famiglie, di abbandonare la strada repressiva dello Stato, di riappropriarsi del vero significato della politica, che vuol dire schierarsi senza timore da parte dei più deboli socialmente, di difendere l’autonomia politica e amministrativa degli enti locali, di affrontare con tutte le loro possibilità e risolvere la questione intervenendo sul governo, sul parlamento e sui loro partiti o movimenti nazionali per ottenere rapidamente, qui sì con l’urgenza di un decreto-legge, la modifica della legge del terzo condono edilizio. Una tale scelta, politicamente dignitosa e autorevole, avrebbe anche, e meritatamente, la mobilitazione e il sostegno popolare non solo nell’isola, ma anche a Roma se opportuno.
Tale è l’appello accorato che il P.C.I.M-L. rivolge ai sindaci e alle sei amministrazioni isolane, appello sul quale impegna tutta la sua organizzazione e la sua capacità di mobilitazione e di lotta popolare e la stessa cosa chiede di fare a tutte le altre forze politiche, sindacali e sociali progressive presenti sul nostro territorio. Questo è il momento della scelta e a ognuno le sue responsabilità, affinché le ruspe dello Stato non abbattano indiscriminatamente salvando le prime case di proprietà e di abitazione della nostra gente. Che venga abbattuto l’abusivismo speculativo e affaristico e salvato quello di necessità sociale! Su questa battaglia di giustizia sociale, di civiltà e di umanità chiediamo alla parte più attiva e migliore delle popolazioni isolane di mobilitarsi intorno al P.C.I.M-L. per contribuire alla soluzione che abbiamo proposto e anche per favorire una soluzione legislativa per le prime case di proprietà e di abitazione realizzate dopo il terzo condono e fin quando lo Stato, le Regioni e i Comuni non garantiscano a tutti i nuclei familiari la disponibilità di una casa adeguata e dignitosa.

Segretario generale del P.C.I.M-L.

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